I volonterosi carnefici di Hitler by Goldhagen Daniel Jonah

I volonterosi carnefici di Hitler by Goldhagen Daniel Jonah

autore:Goldhagen Daniel Jonah [Jonah, Goldhagen Daniel]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-08-24T22:00:00+00:00


"Durante queste esecuzioni vidi anche qualcos'altro che non dimenticherò mai.

Prima ancora che si cominciasse a sparare, il tenente Gnade in persona aveva scelto circa 20-25 ebrei anziani; esclusivamente uomini con lunghe barbe.

Gnade costrinse quei vecchi a strisciare per terra di fronte alla fossa; e prima di ordinar loro di strisciare, li fece spogliare.

Mentre gli ebrei, completamente nudi, strisciavano a terra, il tenente strillò a quelli che gli stavano intorno: Dove sono i miei sottufficiali? Non c'è nessuno che abbia un bastone?.

I sottufficiali corsero al limitare del bosco, si procurarono dei bastoni e poi coi bastoni tempestarono di colpi gli ebrei ... sono dell'opinione che tutti i sottufficiali della compagnia obbedirono all'ordine del tenente Gnade, e bastonarono gli ebrei..." (89).

Dopo averli picchiati a sangue, ma non a morte, i tedeschi spararono ai vecchi, a quegli archetipi, nella loro mente nazificata, dell'ebraismo.

Perché umiliare e torturare gli ebrei, e quei vecchi in particolare? Non bastava l'estinzione di una moltitudine di ebrei a soddisfare i tedeschi? Dei carnefici freddi, meccanici, si sarebbero limitati a uccidere.

Degli uomini contrari all'eccidio non avrebbero prima torturato quei vecchi già sofferenti, non avrebbero creato nuove miserie poco prima di porre fine alla loro vita.

Questi tedeschi non erano certo dei funzionari indifferenti o riluttanti.

Il luogo dell'eccidio presentava una scena indescrivibile.

La fossa, che abbiamo visto scavare nella foto già descritta, era profonda da un metro e mezzo a due metri, e larga circa 25 metri per 50 (90).

Uno dei lati era in pendenza.

Gli ebrei venivano costretti a scendere da quel pendio, per distendersi a faccia in giù sul fondo della fossa.

Gli Hiwi, in piedi nella fossa col fucile in pugno, sparavano un proiettile nella nuca a ciascuno.

L'ondata successiva doveva distendersi sopra i corpi insanguinati, col cranio fracassato, di quelli che l'avevano preceduta.

Con questo metodo, la fossa andava riempiendosi.

Gli Hiwi, che non avevano mai smesso di bere, erano ormai ubriachi e miravano male, anche tirando da vicino.

Ne nacque una scena allucinante, un orrore difficile da immaginare e capire.

Molti ebrei non rimanevano uccisi dai proiettili, e poiché quel giorno i tedeschi avevano deciso di non somministrare colpi di grazia ("Gnadenschsse") a chi rimaneva vivo dopo la prima scarica, i gruppi successivi non dovevano distendersi soltanto su cadaveri sanguinolenti, ma anche su corpi in preda agli spasimi dell'agonia, che si agitavano esprimendo con grida umane la loro indicibile sofferenza.

Come se l'orrore ancora non bastasse, la fossa era stata scavata su una falda: l'acqua saliva mescolandosi col sangue, e i cadaveri cominciarono a galleggiare.

I carnefici Hiwi erano scesi nella fossa, e stavano immersi fino alle ginocchia nell'acqua insanguinata (91).

Molti tedeschi, che formavano un cordone intorno alla fossa, a una ventina di metri di distanza, furono testimoni di quell'orrore sempre più insostenibile.

Alla fine gli Hiwi erano tanto ubriachi che risultò impossibile lasciarli continuare.

Temevo che sparassero anche a noi, racconta un tedesco (92).

Quando Gnade ordinò ai due sottotenenti di rimpiazzarli coi loro uomini (93). i tedeschi sapevano già che cosa si pretendeva che facessero.

I sottotenenti



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